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Io canto ciò che tu amavi, vita mia,
nel caso ti avvicini e ascolti, vita mia,
nel caso ti ricordi del mondo che hai vissuto,
nel rosso del tramonto io canto te, ombra mia.
lo non voglio restare più muta, vita mia.
Come senza il mio grido fedele puoi trovarmi?
Quale segnale, quale mi svela, vita mia?
Sono la stessa che fu già tua, vita mia.
Né infiacchita né smemorata né spersa.
Raggiungimi sul fare del buio, vita mia;
vieni qui a ricordare un canto, vita mia;
se tu questa canzone riconosci a memoria
e se il mio nome infine ancora ti ricordi.
Ti aspetto senza limiti né tempo.
Tu non temere notte, nebbia o pioggia.
Vieni per strade conosciute o ignote.
Chiamami dove sei, anima mia,
e avanza dritto fino a me, compagno.
Gabriela Mistral da Sillabe di fuoco (Bompiani, 2020)
Note biografiche dell'autore
Gabriela Mistral, pseudonimo di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, nasce a Vicuna in Cile, nel 1889 e muore a New York nel 1957. Poetessa, scrittrice, educatrice e femminista cilena, la prima donna latino americana a vincere il premio Nobel nel 1945. Leggendo della sua vita ho scoperto una donna forte, una implacabile lottatrice, una persona che pur "percossa" dalla vita ha continuato la sua strada con tenacia, in estrema libertà. Dalle scuole rurali del Cile del sud, fino alle platee americane, ha difeso e combattuto per i diritti delle donne senza mai risparmiarsi. La sua poesia parla di amore e desolazione, di infanzia e diritti negati, con lo sguardo sempre rivolto ai più fragili, ai poveri, ai deboli. La poesia che ho scelto è un canto d'amore che circola e circonda. Piena di gioia e tenerezza. Ci regala la speranza necessaria per attendere gli amori più grandi sul finire del giorno.