
AUTORE: PAOLO GIORDANO
TITOLO: DIVORARE IL CIELO
PAGINE: 430
PREZZO: 22,00
EDITORE: EINAUDI
Sinossi
Teresa passa le sue vacanze in Puglia, a casa di sua nonna. Una sera scopre tre ragazzi, Bern, Nicola e Tommaso, fare il bagno nella sua piscina. Liberi e selvaggi, catturano la sua attenzione. Sono degli intrusi che ben presto cambieranno tutto il suo mondo. Le conseguenze di questa conoscenza le porterà con sé per tutta la vita. La campagna pugliese, la sua terra rossa e i suoi alberi di ulivi, fa da sfondo e da punto di riferimento a tutta la vicenda. L'amore, il coinvolgimento, la passione, la ribellione saranno la linea conduttrice di tutto il romanzo.
"Molti anni dopo saremmo rimasti soltanto Tommaso ed io a ricordare quelle estati. Eravamo adulti ormai, avevamo superato i trenta e ancora non avrei saputo dire se ci considerassimo amici oppure l'esatto contrario. Ma avevamo trascorso una lunga parte delle nostre vite insieme, quella più importante forse, e la quantità di ricordi in comune ci rendeva più simili, più intimi, di quanto entrambi saremmo stati disposti ad ammettere."
Paolo Giordano è un autore che sposta e che divide.
Lo si apprezza molto o lo si detesta. Su internet ho letto di tutto. Da proclami a suo favore a veri e propri attacchi senza esclusione di colpi.
A me piace. Non sempre mi è piaciuto tutto, ma alcuni libri mi hanno segnato molto.
Sicuramente il primo: La solitudine dei numeri primi. Lo lessi in una notte, dovrei dire e parafrasando il titolo del suo ultimo romanzo, lo divorai.
Aveva 25 anni e scriveva con rabbia, amarezza, disillusione. Il panorama editoriale italiano non poteva rimanere indifferente. E così (buona la prima) vinse il nostro premio più "importante".
Il premio Strega.
Poteva non crearsi dei nemici? E infatti... due milioni di copie vendute e decine di traduzioni in tutto il mondo, sortirono l'effetto di catapultarlo nell'universo planetario dei grandi scrittori e di farlo odiare da chi per tutta la vita non si avvicina nemmeno al premio "sottoscala".
Ho sempre pensato che si sia spaventato così tanto, da avere forse meditato di lasciar perdere.
Per cinque lunghi anni.
Fino al suo secondo romanzo: Il corpo umano. Che, per quel che mi riguarda, fu un'altra deflagrazione.
Il suo terzo Il nero e l'argento invece, lo trovai debole e scippo sciapo, senza alcun sapore. Pensai ad un inaridirsi della vena LUCIDA e attenta che contraddistingueva i suoi scritti.
Poi è arrivato Divorare il cielo. A dieci anni dal premio Strega. La maturità. La pienezza. Un libro complesso, con una protagonista che ci racconta dei cambiamenti, delle contraddizioni, delle scelte. Del coraggio di essere se stessi nonostante tutto. Di una crescita dolorosa ma necessaria. Un romanzo di formazione. Una botta allo stomaco. Vivido e bellissimo.