Conoscevo Elliott Erwitt per gli scatti più celebri di Marilyn Monroe e per la foto emblematica che racconta il razzismo più di migliaia di parole.
È stata una bella sorpresa scoprire che a Palermo, in alcune sale del Palazzo Reale, c'erano in mostra le sue foto. Ho trovato l'esposizione davvero speciale, direi imperdibile. Ve ne lascio qualcuna qui, spero rendano l'idea.
Giovedì 25 Aprile, Festa della Liberazione, ho passato l'intera giornata a Milano in compagnia di mio marito. In attesa della manifestazione che si è tenuta in Piazza Duomo, abbiamo passeggiato, mangiato e visitato due delle più importanti collezioni pittoriche che sono esposte, in questo momento, al Palazzo Reale di Milano.
Molti dei quadri li avevamo già visti, sono nelle più grandi gallerie del mondo, altri no, perché appartengono a collezioni private, per cui l'occasione era importante.
E no, non vi parlerò dei pittori e dei quadri in mostra, perché non è quello l'obiettivo. Vi dico che, se potete, andate a visitare le esposizioni, questo sì. Però vi parlerò nello specifico di un solo quadro, quello che vedete in foto.
La prima volta che ebbi la fortuna di incontrare Giuseppe De Nittis, avevo poco più di vent'anni ed ero a Barletta, sua città di origine. All'interno delle sale del Castello Svevo, c'era la mostra permanente. Non sapevo nulla di lui e mi rapì. La bellezza, l'eleganza, la gioia di vivere che sprigionano le sue opere, mi catturarono e mi fecero innamorare. Volli conoscere tutto di lui, dalla giovinezza alla maturità. I viaggi, l'amore immenso per sua moglie Leontine, le grandi fortune e gli apprezzamenti che ebbe la sua opera a Parigi, dove fu insignito della Legion d'onore. E poi l'oblìo dopo la sua morte prematura, dovuto all'irriconoscenza degli eredi, che dispersero le sue opere, vendendole o per meglio dire, svendendole, al miglior offerente.
Per fortuna, all'inizio del secolo scorso, il potere della sua pittura, è tornato a bussare forte. E dopo le varie esposizioni degli ultimi anni, tra Parigi e Padova, arriva trionfatore a Milano.
Le opere sono tutte splendide e ci raccontano la sua vita e le sue esperienze, il passaggio dalle radici di Macchiaiolo alla conoscenza, tramite la grande amicizia con Degas e Monet, dell'Impressionismo. Fino ad arrivare a quella maturità che lo rende unico e non classificabile, come le sue ultime opere dimostrano. Pittore della vita e della gioia, della luce e della serenità.
E in Colazione in giardino, splendido capolavoro, definito suo manifesto spirituale, c'è tutto. La sua famiglia, l'eleganza e la raffinatezza della sua pittura, i colori e la luce. C'è tutta la sua ricerca sulla vita e la sua modernità, la sua costante sperimentazione di nuovi mondi e riferimenti, come la cultura giapponese, c'è il sapore supremo dell'amore e della felicità.
Scomparso troppo presto, ci lascia stupefatti e scossi dalla bellezza con cui glorifica la vita.
Vita che dovrebbe essere celebrata sempre, fino a quando la luce accompagnerà i nostri passi.
La vita, la storia, la cultura, le origini e l'amore. Marc Chagall a Milano. Tutto il catalogo in esposizione dal 23 marzo al 31 luglio arriva dall'Israel Museum.
Una breve fuga da Milano si è trasformata in una piccola vacanza. Il pretesto era la mostra di modellismo più importante d'Italia che si teneva a Verona il 12 e il 13 marzo. Era tempo che volevamo andarci e alla fine ci siamo decisi. Complice il bel tempo, sabato mattina siamo partiti. E così, tra mattoncini Lego, treni in tutte le scale, droni, plastici e navi, ci siamo persi in quella che per me è una delle più belle città al mondo. Ma ne abbiamo approfittato per passeggiare, mangiare, visitare luoghi già noti e dimenticare per un paio di giorni quel che di difficile il mondo continua a proporci.
Nasce una nuova rubrica in collaborazione con mia sorella Pia.
Nel suo Sabato d'Arte lei posterà la foto di un dipinto che le ha sollecitato la fantasia per molti e MISTERIOSI motivi ed io sceglierò la poesia di un grande poeta a cui mi ha fatto pensare il medesimo quadro. Spero che l'idea vi piaccia e vi incuriosisca un po'😉 I due post saranno pubblicati da me e da lei lo stesso giorno. Iniziamo con un grandissimo artista: Michelangelo Merisi ovvero Il Caravaggio. Ho pensato che la poesia della grande Alda Merini fosse perfetta per i capolavori scelti oggi da Pia nel blog: Tra scrittura ed arte con fantasia. Perché, come le opere di Caravaggio, ha il potere di scavarci dentro e tirar fuori le emozioni giuste da ognuno di noi.
Pigliammoce sta vita cumme vene, llassammo for' 'a porta 'a pucundria, mparammece a campà c' 'a fantasia: nce sta cosa cchiù bella pè campà?
'A fantasia se sceta ogne matina comme si fosse prencepe rignante, affonna 'e mane aperte int' 'e brillante e nun s' 'e ppiglia: che s' 'e ppiglia a ffa?
E che curredo tene! Nu mantello ca luce cchiù d''o sole e nun è d'oro; quanno se mena ncuollo stu tesoro, abbaglia 'a vista: nun se può guardà.
Pò tene nu relogio cumpiacente, cu sissanta minute d'allegria, mmiez' 'o quarante liegge: FANTASIA
e fa tà-tì, tà-tì, nun fa tì-tà...
(EDUARDO DE FILIPPO 1956 - DA LE POESIE - EDIZIONI EINAUDI)
Note sull'autore
Eduardo De Filippo è il più grande drammaturgo italiano del '900. È stato autore, regista, attore, poeta, scrittore e sceneggiatore. Queste annotazioni sono assolutamente di parte, ma anche non lo fossero, coincidono col vero. L'unica nota stonata del suo lunghissimo curriculum vitae, è il mancato Premio Nobel per la letteratura. Ma la miopia dei famigerati parrucconi di Stoccolma è cosa nota. Per fortuna il suo pubblico, sia quello che come me ha avuto la fortuna di esserci e di sentirlo recitare in vita, sia quello arrivato dopo ma che non ha potuto comunque fare a meno di riconoscerne tutto il talento, non lo ha mai dimenticato. E sono molte le occasioni di omaggi alla sua grandezza in Italia e nel mondo. Nel mio piccolo, a casa mia, ne parlo con frequenza. Perché ha segnato moltissimi passi della mia vita, mi ha abituato all'allegria, all'amore, alla tenerezza e alla malinconia o a'pucundria che fanno parte dell'animo umano. Discorrendo di poesia, soleva dire che buttava giù versi tra un lavoro e l'altro mentre s'impuntava su di una situazione da sviluppare. In questo modo, il fluire dei pensieri gli consentiva di superare gli ostacoli. A poco a poco ci prese gusto e cominciò a scrivere poesie anche indipendentemente dalle commedie. Ascoltatelo.
Avrei ricordato la mia attrice preferita ogni 20 gennaio.
Sono un po' in ritardo, ma non penso sia un problema😀
Voglio parlarvi di lei attraverso i disegni originali di Valerio Piccioni, disegnatore ufficiale di Julia e Dylan Dog, realizzati in esclusiva per il libro scritto da Margherita Lamesta Krebel:
"Audrey Hepburn immagini di un'attrice"
"Quella che vedevi nei film era la stessa che vedevi nella vita reale. Audrey era davvero come speravi che fosse"
(Ralph Lauren)
Fonte: Audrey Hepburn - immagini di un'attrice di Margherita Lamesta Krebel. Edizioni Tabula Fati - 2017
Grazie per l'ingrediente misterioso di Mystic Pizza.
Grazie per la malattia sussurrata e non imposta di Fiori D'acciaio e per quegli occhiali orribili che ho adorato.
Grazie per le escargot di Pretty woman e per il vestito a pois che conservo gelosamente.
Grazie per le salviette mai pari di A letto con il nemico che provvedo a disordinare appena posso.
Grazie per le salite di San Francisco in Scelta d'amore; le farò a cinquant'anni ormai, solo che avrò bisogno di un paio di gambe di ricambio: mi presti le tue?
Grazie per la polverina magica di Trilly in Hook che io ci crederò sempre alle fatine.
Grazie per la "figaggine" di Denzel Washington e per i dubbi mai sopiti di Il Rapporto Pelican.
Grazie per la voglia di ricominciare ogni volta dallo stesso matrimonio e con la stessa persona; senza mai perdersi veramente come in Qualcosa di cui sparlare.
Grazie per la devozione verso la scienza anche se riposta male di Mary Reily.
Grazie per il ballo con Rupert Everett e per averci insegnato che a volte è meglio farsi da parte come nel Il matrimonio del mio migliore amico.
Grazie per avermi fatto ancora una volta ballare e cantare davanti allo specchio con la mia spazzola preferita come in Nemiche Amiche.
Grazie per le corse di Se Scappi ti Sposo e per un Richard Gere sempre più imbiancato ma unico.
Grazie per il coraggio di Erin Brockovich e per quel Valentino vintage indossato alla serata degli Oscar che ritengo uno degli abiti più belli del mondo.
Grazie per Ocean's Eleven e dodici, tredici, quattordici e quindici, insomma pieno di uomini top a mazzi.
Grazie per Mona Lisa Smile. Che piango, tutte le volte.
Grazie per Mangia, prega e ama, con troppi stereotipi sull'Italia ma a te perdono tutto.
Grazie per Biancaneve, che una matrigna così ironica e bella ce la sogniamo.
Grazie per i Segreti di Osage County, che vedere le mie due attrici preferite (tu e Meryl) prendersi a mazzate, è di una goduria cinematografica senza pari.
Grazie per Mother's Day e Wonder che sto aspettando di vedere su Sky appena possibile.
GRAZIE PER NOTTHING HILL.
A cui devo la mia passione smodata per Londra e i suoi giardini nascosti, le panchine, gli alberi, Portobello Road, le porte colorate, le Havanians celesti che mi comprai, Il Plaza, sorrisi e lacrime. E per Hugh Grant.
Il fatto è che io sono "sono solo una semplice ragazza, che sta chiedendo ad un ragazzo di amarla". Esattamente come te, only the best.
Tanti auguri JULIA, da questa semplice ragazza cinquantenne ahhhh che, come ultima follia, oggi è andata a comprarsi le calze a pois di quella famosa marca italiana, perché tu ci fai sentire più belle solo a guardarti.
Sempre uguale a te stessa, sei stata capace in questi trent'anni di regalare giorni limpidi e sogni, sorrisi immensi e tanto tanto amore per la vita.
Vera Bellezza, quella che riesci a trasmettere con la tua musica interiore.
Sicuramente nel vasto mondo web ci sarà già stato qualcuno che ha pensato e realizzato ciò di cui ho intenzione di parlarvi adesso.
Ho anche amiche blogger che partendo da un'immagine hanno creato dei meme di grande successo collegandole a parole. Come la formidabile Patricia Moll.
Io però vorrei interessarvi a foto che ho scattato io e che mi hanno suscitato emozioni, come quella legata ad Alda Merini dell'ultimo post.
Diciamo che, senza alcuna scadenza fissa, perché non più ho voglia di avere uno scadenzario in casa mia (ne ho fin troppe nella vita quotidiana) vi posterò delle mie foto e vi parlerò del perché e del percome dello scatto.
JACKSON POLLOCK - STENOGRAPHIC FIGURE 1942 - MOMA - NYC
SHIMMERING SUBSTANCE 1946 - MOMA - NYC
JACKSON POLLOCK - ONE: NUMBER 31 1950 - MOMA - NYC
Alcuni dei miei quadri preferiti. Jackson Pollock è l'artista. Visionario e travolgente pittore americano. Le sue opere mi parlano di libertà, di volontà pazzesca, di vita intensa e massacrata, di sensualità e di eterno furore.
L'esplosione dei colori di cui, con la sua tecnica a gocce o dripping, era indiscusso padre, mi travolge e mi lascia senza fiato.
Sono pazza di lui.
Ho visto tutto il possibile in Italia come all'estero.
Al MOMA sono rimasta attaccata ai suoi quadri in maniera quasi scandalosa. Non me ne staccavo, sembrava quasi mi bruciasse dentro.
L'Uomo lo avrei amato come una schiava romana.
L'Artista lo adoro come un dio.
Folle d'amore e consapevole.
Penso che dopo tale post mi abbandonerete tutti, do l'impressione di essere squilibrata.
Vi capisco. Fate pure. Ma io sono davvero così quando l'arte mi rapisce. Una matta vera.
Mi succede di non avere alcun equilibro mentre osservo le sue opere.
Nel museo più famoso del mondo mi sono seduta a terra per scattare foto e poi, sono rimasta lì, ad assaporare bellezza.
Come vi avevo anticipato sabato, sono andata a vedere una mostra che aspettavo da tempo.
Per un'appassionata dell'arte su "tacco" come me, era inevitabile.
Un appuntamento irrinunciabile, per gli amanti della moda, del bello e dell'arte.
Manolo Blahník è un artista pazzesco.
Da quarantacinque anni crea oggetti di culto. Sì, le sue scarpe da tempo sono entrate nel mito.
Prende ispirazione dai paesi nei quali ha vissuto o che ha, molto semplicemente, amato.
Per il nostro paese ha una predilezione che si nota in molte delle sue creazioni e che mantiene, nonostante il suo marchio sia venduto in tutto il mondo, scegliendo la nostra manifattura e continuando a produrre nell'hinterland milanese, dove ha iniziato.
La mostra ha aperto i battenti lo scorso 26 gennaio e durerà fino al 9 aprile. Si può visitare nelle sale musicali di Palazzo Morando, bellissima dimora seicentesca nel cuore del quadrilatero della moda.
Suntaxa
"Si vuole raccontare la profonda influenza che l'arte e la cultura italiana hanno avuto e hanno ancora oggi sulle sue creazioni. La scultura greco-romana, il barocco, il cinema di Visconti, i coralli di Sicilia, tutto questo e molto altro ritroviamo nelle calzature di Manolo Blahník."
una teca della mostra
L'ambientazione è pazzesca, tra quadri e suppellettili dell'epoca (ricordo che Palazzo Morando ha una mostra permanente che si può visitare tutto l'anno) cristalli e specchi che ti fanno piombare in pieno "Gattopardo", le scarpe esposte, 212 in tutto, brillano in tutto il loro splendore e la diversità dei materiali.
Guagnone e Gonul
Evocativi sono i bozzetti del couture, circa 80. Lui disegna le sue creazioni prima su cartoncino con inchiostro ed acquerello e poi realizza con materiali preziosi e imprevedibili. Broccato, satin, taffettà,cachemire, cincillà.
I quadri esposti ti lasciano senza fiato per la fantasia e la bellezza. Che troviamo realizzate alla fine, nell'oggetto finale.
Versione bozzetto
Creazione finale: Principe di Lampedusa
Segnalo poi, diverse parti della mostra che, oltre ad avere un making di Michael Roberts, in cui Manolo spiega la sua passione e la cura che ci mette in laboratorio per creare e poi realizzare, ha ad esempio un angolo dedicato alle scarpe create per il film di Sofia Coppola "Marie Antoniette" e indossate da Kristen Dunst.
Scarpe create per il film Marie Antoniette
Per quel che mi riguarda, visto l'amore che ho per lo stilista e per le sue pump più famose, quelle favolose indossate da Carrie in Sex and the City non ho fatto altro che guardare e scattare senza sosta. So che lo stilista si è allontanato dalle scarpe che lo hanno reso celeberrimo, dicendosi stanco perché lui ha creato moltissimi capolavori e non vuole sempre essere ricondotto allo stesso modello, ma diciamo che questa è la "maledizione" della celebrità. Avrebbe avuto lo stesso successo planetario, senza le Hangisi blu?
Pump Hangisi
Ah, la mostra l'ho vista due volte, noncurante degli inviti "gentili" dei custodi ad uscire, visto che ero(vamo) ben oltre l'orario di chiusura.
Manolo sa come deliziare e accontentare le donne, imparate uomini!
Mostra: Manolo Blahník The Art of Shoes. Promossa dal Comune di Milano e organizzata da Artemisia Group in collaborazione con Manolo Blahník. Presso Palazzo Morando - Costume e immagine, via S. Andrea 6, Milano. La mostra è curata da Cristina Carrillo de Albornoz ed è dedicata a Franca Sozzani e Anna Piaggi.
Quando vi parlo di libri ho sempre la maledetta paura di annoiarvi a morte. Visto che quello che mi piace non è poi così scontato che piaccia ad altri, anzi.
Ho saltato, per un accavallarsi di avvenimenti, l'appuntamento di ottobre.
Nel frattempo ho ricevuto due LIEBSTER ARWARD da amici di blog (ci farò un post apposta per ringraziare e ricambiare credo di essere al quinto o sesto Liebster ricevuto e graditissimo) e sono riuscita a mettere un punto su di un ricordo dolorosissimo del mio passato. Così apprezzato dagli amici che mi leggono. Parte del racconto poi, è stato pubblicato su Vanity Fair Italia (GRAZIE LUCA DINI). Non è la prima volta che succede ed è sempre un piacere e un onore.
Ma ora torniamo alla passione vorace, la lettura. Due i libri che vi consiglio. Due autori che sono musicisti di ampio respiro che usano le parole per solcare a fondo l'animo di chi li ascolta. Solitamente.
Non è quindi una sorpresa scoprire che leggerli è bellissimo e forse pure meglio.
Autore: BRUCE SPRINGSTEEN Titolo: BORN TO RUN - L'AUTOBIOGRAFIA Traduzione:Michele Piumini Edizioni: Mondadori Pagine: 523 Prezzo: 23 euro
"Una mattina, pochi giorni prima che diventassi padre, si era presentato alla porta della mia villetta di Los Angeles: <<Volevo solo darti un saluto>>. Erano le undici e ci eravamo seduti a bere birra sotto il sole intenso. In condizioni normali mio padre non era abituato alle chiacchiere di circostanza, perciò toccava a me rompere il ghiaccio. <<Bruce,>> aveva invece detto lui ad un tratto <<sei stato molto generoso con noi.>> Era vero, lo avevo riconosciuto.Silenzio. Aveva lasciato correre gli occhi sulla foschia di Los Angeles. << Io,>> aveva continuato, <<io invece non sono stato molto generoso con te.>> Un'altra pausa. <<Hai fatto del tuo meglio>>. Ecco non mi serviva altro. Non dimenticherò mai il giorno in cui mio padre mi fece un regalo che mai avrei sperato... uno scampolo di verità."
Mi sento quasi in difetto a parlarvi di questo libro, perché io parto da una posizione di vantaggio, visto quanto questo artista ha condizionato l'amore che ho per la musica e per le parole. Potrebbe quindi sembrare forzato e sopra le righe. Ma scoprire tutta la sua fragilità, che pure si intuisce dai suoi versi e allo stesso tempo la sua forza, mi ha riempito e ha contribuito ad alzare l'asticella dell'affetto e della stima. Non ci risparmia nulla della sua vita, dalla sofferenza alla gioia. Passando attraverso tutte le debolezze e i passi falsi. Senza facili compatimenti, caricando di rabbia e luce i momenti difficili come quelli limpidi.
Lo leggi, e attraverso i suoi quarant'anni di attività artistica e vita ne apprezzi il profilo, a volte duro a volte morbido. Per chi lo ama oltre la musica sarà un completamento e una conferma. Per chi lo segue solo come artista, scoprire l'uomo potrà solo farglielo apprezzare maggiormente.
Io dal canto mio, ho camminato con lui realizzando che ci sono così tali punti di sintonia di vita che mi hanno fatto pensare di non potere fare a meno di amarlo così tanto e ne ho compreso la ragione, tutta lì, in punta di penna. THANK'S BRUCE.I LOVE YOU SO MUCH, FOREVER.
Autore: ROBERTO VECCHIONI Titolo: La vita che si ama - storie di felicità Edizioni: Einaudi Pagine: 158 Prezzo: 16,50 euro
"La felicità è la paura che ti fa forte: cosa credi, di farmi paura? Io ci gioco a carte con te fino allo sfinimento non cerco di chiudere il mazzo e riporlo. Io le ridò le carte, fino all'alba del giorno dopo e di quello dopo ancora. E non farmi pensare di vincere una mano per piantarla lì. Io non voglio una mano, voglio la partita. Ah, morire, e che credi, di sbrigartela così? Io me ne impippo della fine e dei brillanti che semini qua e là per farmi chinare. Io la felicità la voglio addosso come una febbre, un innamoramento che non si spegne, la lunga onda di una mareggiata d'inverno con tutti gli scogli e i rifiuti possibili e insieme il corpo di una donna bellissima che esce dal mare e mi manda da lontano la vela di un bacio. Eccola, la felicità." Non smettere mai di cercarla la felicità. Mai rassegnarsi alla serenità. Combattere non per gli attimi ma per il tutto. Passare attraverso i terremoti della vita considerando che si può comunque passare oltre e continuare a cercare. Roberto Vecchioni dixit. E ti graffia così a fondo che non puoi fare a meno di pensare che il raggiungerla,questa benedetta felicità, sia semplice come bere un bicchiere d'acqua o pedalare. E mi fa dire che sì, anche io la voglio addosso come una febbre che non passi mai. Voglio bruciarmi di felicità. Farmi male da morire. Intima, dura, fatale. La vita che si ama.
Papà! Sta voce soia forte e lontana arriva fino a me zitta e vicina. Papà! Pè tutta 'a casa 'e notte dint' 'o scuro corre p' 'e stanze pè se fà sentì. Papà! Ve sarrà capitato pure a vvuie 'e sta ancora scetato quanno ' o suonno pazzèa cu ll'uocchie vuoste, e se mbruscina pè copp' 'a pelle e nfronte e ncopp' ' e braccia 'e mmane p' 'e spalle e p' 'e capille... E vvuie sapite ca quann'isso pazzèa sta cchiù scetato 'e vuie pè ve piglià. Cumme facite vuie, facc'io c' 'o suonno. M' 'o tengo amico, già. Pecchè, sapenno 'o tipo, cumm'è prepotente, faccio avvedè ca saccio ch'è putente, ca nun resisto a sti carezze soie... Ma nun se fa fà scemo: 'o ssape e aspetta. Vence semp'isso, perché sempe me piglia a tradimento. Mentre 'o suonno pazzéa, tanno sta voce arriva: papà! E io l'aspetto. Ma nun vene ogni notte. Si nun vene... che pozzo fà? Suonno, pienzece tu, pazziàmmo nzieme, ma senza pressa, aspetta n'atu ppoco. Sempe tu vince, 'o ssaie: ma primma o doppo, che male te pò fà? Cumm'infatto è venuta... Forte e lontana e arriva fino a me zitta fino a me zitta e vicina: Papà!
(1961 - Eduardo De Filippo)
Sono andata a cercare questa poesia che ricordavo del grande Eduardo. Oggi che suo figlio Luca lo ha raggiunto.
La dolcezza e la tenerezza che traspaiono in ogni parola scritta dal grande padre ci fa comprendere meglio pure la grandezza del figlio.
Ricordo di avere visto Luca De Filippo a teatro un milione di anni fa, al San Carlo di Napoli, nella trasposizione teatrale della " Tempesta" di Shakeaspeare dalla traduzione in napoletano che ne aveva fatto il padre nel 1983, un anno prima della sua morte, per Einaudi. Eduardo, oltre a tradurla dall'inglese utilizzando il testo tradotto in italiano dalla moglie Isabella, l'aveva registrata su audio, interpretando tutti i personaggi, escluso quello femminile di Miranda. Ma non era riuscito a portarla sul palcoscenico. Nel suo amato San Ferdinando. Ed era toccato poi a suo figlio coronare il desiderio del padre.
Ho amato molto Luca, specialmente nei suoi ultimi anni, così simile al padre perfino nell'aspetto fisico. Oltre che nella poliedricità e bravura di attore e regista.
Un altro pezzo della "mia" Napoli che sembra allontanarsi da me, pur restandomi nel cuore.
Io ho un fotografo preferito.Bene direte e chissene...anche noi. Potreste farmi una lista lunghissima. Nomi che potrebbero trovarsi tra questi.
STEVE MC CURRY
MAN RAY
FERDINANDO SCIANNA
ROBERT DOISNEAU
DOUGLAS KIRKLAND
MARK SELIGER
ANNIE LEIBOVITZ
MARIO TESTINO
HELMUT NEWTON
Alcune loro foto in ordine di preferenza. Mia.
Steve Mc Curry
Man Ray
Ferdinando Scianna
Annie Leibovitz
No, nella lista non c'è. Per quanto bravi, eccezionali, tutti a cogliere l'attimo, qualcosa manca. Che lui invece ha. Io la chiamo "spinta del cuore". Tra le sue foto:
Mar Baltico: sole a mezzanotte
Maldive: bimba sull'isola del pescatori
Maldive: a scuola!
Stoccolma: vista dalla finestra dei Nobel
Parigi: salita al Sacro Cuore
Parigi e la sua modella preferita!
Umbria: Fonti del Clitunno
Assisi: una sera diversa dalle altre
Amsterdam: meglio di una cartolina
Il volo su Helsinky
Perchè Londra è davvero così
Abbey Road: la quinta Beatles
Il treno per lui
Manhattan: Free Tower fino al cielo
Manhattan vista da Brooklyn
La sua modella vi saluta dalla collina di Strawberry Fields
Il mio fotografo preferito si chiama Francesco P. Nessun altro scatto mi emoziona come i suoi. Mi perdonino i grandi citati di sopra. Al confronto con lui non valgono una cippa lippa. Tra le sue foto, ci sono quelle in cui meglio di un mago, riesce a rendere la sua modella (musa) quasi una star. Roba che solo l'amore può fare... E voi amate fotografare ed essere fotografati?