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Sono in riva al mare, una mattina di tarda primavera. Attorno, odore di salsedine e sabbia umida . Spiaggia libera, un po' sporca, qualche pezzo di carta, tappi di bottiglia ormai arrugginiti, conchiglie spezzate, alghe sulla battigia.
Il vento è debole e non riesce a sferzarmi come vorrei, mi accarezza, quasi capisse che non è il momento di essere bruschi. Mi tiro su il collo della giacca, ho freddo, nonostante il tempo sia bellissimo. Guardo all'orizzonte; quanto vorrei vedere una piccola barca azzurra solcare il mare o un pedalò rosso di quelli che si noleggiano d'estate. Tutti insieme, genitori e figli. Accadeva, ho dei ricordi bellissimi.
Se rifletto, osservando il lento incedere della marea e delle onde, mi rendo conto di avere sempre desiderato una famiglia numerosa e generosa, come la mia. Bambini divertenti, affabili delinquenti sempre a caccia di guai, da seguire, sgridare, amare. Un circolo di amore infinito. Crescendo, non ho mai preso di vista quel sogno. Assieme ad altri, facevano parte della conta di cose che formava la mia esistenza. Solo oggi mi rendo conto di aver sbagliato, ne ho fatto un orizzonte da raggiungere ed invece, è stato la mia guerra persa e il mio dolore più forte e più intimo.
Da giovane donna, ho aspettato che le condizioni di vita fossero favorevoli. Una stabilità economica, un lavoro soddisfacente e una casa cercata per tre. Qualche anno è passato, molti i sacrifici, infine è arrivato quello che pensavo (anzi pensavamo) fosse il momento giusto. E invece, è stato l'inizio della sofferenza, delle cadute, delle battaglie perdute. Una tortura fisica e psicologica costante, ho cambiato medici e cure, ho subito interventi, mi sono illusa più volte. Due fecondazioni assistite, un aborto spontaneo. Alla soglia del 39 anni (purtroppo i 25 li avevo passati da un pezzo) mi sono resa conto di non avere più voglia di nulla, neppure di me stessa. Mi davo fastidio, non sopportavo il mio aspetto, tutti i miei fallimenti. Ero sola e non volevo alcun aiuto e chi mi era accanto e lo è stato prima, durante e dopo, è stato estromesso da tutto. Era il mio dolore, la mia rabbia, solo mio. Ho convissuto per mesi con quel tutto, rubando la vita in assoluta solitudine interiore, mi piaceva da morire quel baratro, la consapevolezza di non volermi salvare. È questa l'autodistruzione? Sì, la provavo ogni giorno, tutti i giorni. Mi sentivo un aquilone colorato, di quelli che i bimbi provano a far volare nei parchi, li vedi librarsi in aria prima debolmente, poi sempre più forte e quando sono lì in alto e ti sembrano al sicuro, ecco che arriva una folata di vento più forte e crollano al suolo, spezzati.
Una mattina, nel vagone della metropolitana dove sedevo, ho osservato a lungo una mamma e sua figlia. Circa dieci anni la piccola, piena di brio come tutte le bambine della sua età. All'uscita la madre, con un gesto naturale e carico di consuetudine, ha tirato su lo zaino della figlia mettendolo sulle sue spalle. Ed io sono crollata. Mi sono resa conto che dovevo uscire da quell'inferno, dopo avere pianto tutte le mie lacrime era ora di smettere. Smettere di pensare che la vita dipendeva da quel gesto, sapendo che non lo avrei compiuto mai. Smettere di credere che il mondo gira attorno all'essere madri, perché non è così. Il mondo è un ring, è quello per cui combattiamo ed essere madri è un'opportunità tra molte, ma non deve diventare un limite. Respirare ogni attimo vissuto, riconciliarmi con chi mi è rimasto accanto nonostante tutto, erano i nuovi obiettivi. Crescere, quello più importante. Ero rimasta la bambina sul pedalò, ma ora non mi piaceva più. Ho ripreso a camminare, prima lentamente poi più velocemente. Gli aquiloni spezzati si possono aggiustare. Io avrei ancora visto i legnetti rotti e rimessi insieme dalla colla, ma ritrovando il sorriso. Quello che mi merito.
Oggi, sulla spiaggia, ho ancora negli occhi il sorriso della bambina che ho accompagnato a scuola assieme alla sua mamma e a cui ho dato lo zaino, portato in spalla fino all'entrata. Mi ha detto: grazie zia di essere qui. E niente. Sono felice.
(@Mariellaesseci 2021)
Tratto da una storia vera e dedicato a tutte le donne coraggiose e realizzate che ho incontrato nella mia vita. E a me.
Racconto pubblicato sul sito di Io Donna.